Se siete capitati su questa pagina è perché vi sentiti attratti dall’arte dei piercing. Forse, però, l’ultima novità del microdermal non vi trova ancora preparati. Poco a poco diffusa anche nel nostro paese, questa pratica sta conquistando sempre più i giovani appassionati di piercing. Se vi interessa scoprirne qualcosa di più, questo è il posto giusto. Ecco qui pronta per voi una pratica guida su questa innovazione. Conosceremo più da vicino di cosa si tratta, come si applica e come ci si prende cura di un tale piercing.
Che cos’è il microdermal?
Il microdermal è un piccolo piercing costituito da due parti. Una invisibile, che consiste in una base piatta di metallo inserita sotto la pelle. La seconda, visibile, è il vero e proprio gioiello, agganciato alla base tramite una vite. A seconda dei vostri gusti, potrete scegliere il gioello che più vi piace e cambiarlo quando più ne avrete voglia. Il microdermal può essere applicato in ogni centimetro del corpo. Questo è il suo più grande vantaggio rispetto al piercing tradizionale, che ha invece un campo di applicazione limitato.
Come si applica un microdermal e quali materiali sono utilizzati?
La procedura per inserire un microdermal viene effettuata da un professionista esperto, dotato degli strumenti appropriati. Userà il cosiddetto dermal punch, un ago con punta circolare per bucare la pelle, sotto la quale viene collocata la base del piercing. L’operazione non è dolorosa, ma è giusto segnalare che può provocare sensazioni di fastidio o bruciore nel momento in cui il foro viene allargato e la pelle sollevata leggermente.
Per quanto riguarda i materiali utilizzati, per la base si ricorre generalmente al titanio o all’acciaio chirurgico. Trattasi, infatti, di metalli con probabilità di rigetto molto basse, che garantiscono una maggiore durevolezza e affidabilità del piercing.
Come si cura un microdermal?
Prendersi cura di un piercing è un fattore chiave per evitare infezioni e future complicazioni. Il microdermal, ovviamente, non fa eccezioni e richiede il corretto assolvimento di elementari quanto basilari pratiche igieniche. Sarà lo stesso professionista a fornirvi tutte le indicazioni del caso, eppure la prudenza non è mai troppa e in questa guida vogliamo riassumervi le precauzioni e accorgimenti necessari.
Innanzitutto, nelle prime settimane sarà opportuno effettuare degli impacchi con una soluzione salina. L’area interessata dal piercing dovrà essere massaggiata delicatamente per alleviare lo sforzo anormale a cui è stata sottoposta per l’inserimento della placchetta.
Un altro valido rimedio sono i cerotti. Si consiglia di applicarne uno dopo la pulizia e cambiarlo ogni ventiquattr’ore, per lo meno nei primi giorni. La precauzione del cerotto serve per aiutare a mantenere la zona in questione sempre asciutta. Inoltre, si raccomanda l’utilizzo di prodotti detergenti neutri. Difatti, l’uso di saponi o docchiaschiuma con un minimo contenuto di alcol o sostanze chimiche corrono il rischio di irritare una parte del corpo divenuta più sensibile.
Altre regole d’oro mentre il microdermal è in fase di cicatrizzazione sono non toccarlo e men che meno stuzzicarlo con le mani non disinfettate. Bisogna inoltre evitare colpi e scossoni nella zona interessata per evitare spostamenti anche impercettibili della placchetta o della vite, che potrebbero irritare la pelle. Per il fissaggio del gioiello esterno si raccomanda di non agire con troppa fretta, così da mantenere il piercing stabile il più possibile. Tenete presente che mediamente la completa guarigione può durare dai due ai tre mesi. Soltanto allora la ferita sarà completamente rimarginata e offrirà un punto di appoggio sicuro per l’applicazione del gioiello. Le condizioni variano comunque da persona a persona, per cui non ci sarà da preoccuparsi se per il vostro microdermal avrete bisogno di più tempo.
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