Una delle incognite più grandi che riguardano l’applicazione di piercing sul corpo è l’insorgenza del rischio di rigetto, che, per quanto possa essere controllata, è sempre in agguato dietro l’angolo e non è così facile da prevedere. Ci sono delle precauzioni base a cui il piercer a cui ci affidiamo dovrebbe attenersi per evitare che il rischio si manifesti, ma anche la scelta che noi stessi facciamo rispetto al gioiello da applicare può essere determinante in tal senso. Non sappiamo bene, dunque, quando aspettarci il rischio di rigetto del piercing da parte dell’organismo, ma possiamo fare nostri alcuni accorgimenti che ne riducono notevolmente l’impatto.
Rigetto del piercing: come evitarlo?
Partiamo sempre tenendo in considerazione il fatto che, anche laddove ci affidiamo ad un professionista dalla fama consolidata in grado di eseguire il lavoro di applicazione del piercing a regola d’arte, non è praticamente mai garantito il rischio zero di rigetto. C’è sempre dunque una possibilità che la cosa avvenga, ma partire dalla scelta di un ottimo piercer che cura l’igiene del suo studio e le tecniche di applicazione è sicuramente un’ottima strada da cui partire. Un gioiello applicato troppo in superficie aumenta le probabilità che il rischio insorga.
Detto questo, capiamo quanto la pulizia risulti fondamentale per eludere il rischio di rigetto del piercing, e la sua cura non finisce una volta usciti dallo studio. La pulizia quotidiana del foro è infatti fondamentale per ridurre al minimo la proliferazione di batteri, che aumenterebbero notevolmente le probabilità di rigetto.
La scelta del piercing è fondamentale per controllare il rischio di rigetto
Quando decidiamo di applicare sul nostro corpo un surface, è il caso di aspettarsi il rigetto del piercing. È piuttosto frequente che il corpo mal tolleri questo tipo di applicazione installata sottopelle, il cui rischio tende però a diminuire quando optiamo per un microdermal, che nasce proprio con lo scopo di applicare piercing in zone del corpo dall’alto rischio di rigetto.
Per quanto il rifiuto dell’applicazione sia difficile da prevedere con obbiettività, si ritiene che le zone cartilaginee siano meno soggette al rigetto; nuca, labbra, lingua, ombelico e parti intime ne registrano invece una maggiore insorgenza.
Piercing e rigetto: materiale, peso e forma sono determinanti
Fondamentale è poi la scelta del materiale di cui si compone il piercing. Optare per quelli anallergici, oltre ad essere a prescindere una scelta di buon senso, favorisce una maggiore tollerabilità del piercing da parte dell’organismo, riducendo notevolmente l’insorgenza dei problemi da rigetto.
A tutto questo, segue la scelta della forma e del peso del gioiello da applicare, soprattutto laddove procediamo con la perforazione surface della pelle. Se consideriamo che, con il rigetto, il corpo tende a spingere verso l’esterno il piercing, dobbiamo ricordarci che un’azione simile è anche provocata dalla forza di gravità, che attira gli oggetti, e dunque anche i piercing, verso il basso. Optare per un materiale leggero e dal peso mimino è sicuramente una scelta intelligente, in grado di prolungare più a lungo nel tempo il mantenimento dell’applicazione sulla nostra pelle. In questo senso, il titanio ed il vetro vengono da molti considerati come i migliori materiali a cui affidarsi.
Ultima considerazione da fare riguarda la forma del piercing, in particolare se si tratta di un surface, il quale dovrebbe comporsi di una barra perfettamente dritta, o comunque con una curvatura solo leggermente accentuata. in ogni caso ricordiamoci che i piercing surface non sono da ritenere eterni; prima o poi avremo necessità di toglierli, e farsi seguire da un bravo piercer anche nella manutenzione quotidiana è una buona regola per prolungarne il più possibile la sua vita nel tempo.
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